Il vino e la Campania. Un binomio solido e antico. Già ai tempi dei Romani, la fertilità di queste terre produceva alcune delle più “preziose” bevande, che finivano sulle tavole dei patrizi dell’urbe. Una propensione naturale del territorio che, nei secoli, si è trasformata in una ricchezza in continua crescita. Tra Docg, Doc e Igt sono circa 30 i vini riconosciuti e certificati dall’Unione Europea, mentre sono tre i vitigni a denominazione di origine controllate e garantita, tutti situati in Irpinia.
Il primo è il Greco di Tufo, un bianco Docg la cui fama ha varcato da tempo i confini nazionali. Prodotto con le uve del vitigno Greco, il vino prende il nome dall’omonimo comune, cuore della zona di produzione. Vino secco, da gustare freddo (intorno agli 8 gradi), si sposa perfettamente con antipasti e piatti a base di pesce, ma anche con i rinomati dolci della cucina Campana.
Il secondo bianco, in forte ascesa nelle preferenze internazionali, è il Fiano di Avellino, prodotto dall’omonimo vitigno, nel circondario di Avellino. Dalle origini antiche, nel Medioevo, Federico II di Svevia apprezzò questo vino così tanto, da volerne avere, nella sua vigna, 16.000 viti. Dal sapore secco, il Fiano si accompagna perfettamente con piatti dal gusto delicato e con i formaggi tipici della Campania, su tutti la mozzarella di bufala campana Dop.
A chiudere il terzetto di vini irpini Docg c’è il Taurasi, unico rosso della triade ed esaltazione dell’invecchiamento in barrique dell’Aglianico. Tra i più apprezzati del Mezzogiorno d’Italia, ottenuto dall’invecchiamento dell’aglianico, il principale vitigno da cui si ottiene, il Taurasi ha origini ancora più antiche degli altri due vini: il toponimo aglianico deriverebbe, infatti, dal termine “ellenico”, a testimoniarne le origini greche. Asciutto, pieno, equilibrato con persistente retrogusto, il Taurasi deve invecchiare tre anni, di cui uno in botte.