Il popolo etrusco cela ancora oggi tantissimi misteri. Prima tra tutti l’incerta origine, abitanti delle terre dell’attuale pianura padana, della Toscana fino al Lazio, secondo alcuni storici giunti dall’Asia minore, mentre secondo altri dall’Europa centrale. L’impossibilità dell’interpretazioni dei testi per l’uso di una lingua non indoeuropea non permette la codifica di molte attività di questa popolazione, ma grazie a numerose raffigurazioni, presenti nelle tombe, è stato possibile rintracciare la cultura, i modi, la vita e la giornata alimentare di uno dei popoli più misteriosi della storia. La costituzione della gerarchia del popolo etrusco era delineata non solo socialmente, ma anche attraverso il piano alimentare. Bovini, ovini, suini e pollame venivano allevati in quelle che erano “riserve private” e il loro consumo era destinato unicamente ai signori. Questi potevano anche disporre di vasti territori in cui praticavano la caccia ad animali “nobili e speciali” come il cervo. La carne veniva consumata in numerose maniere: bollita, allo spiedo, riempita di verdure e miele, abbrustolita o consumata macinata con aggiunta di altri cibi come cereali o creme di legumi. La carne più o meno pregiata era il pasto giornaliero dei signori e veniva consumata dal resto del popolo solo in cerimonie sacrificali. Quest’ ultimo poteva disporre giornalmente solo dei prodotti dell’agricoltura.Il pasto della maggior parte della popolazione era composto da una grande varietà di frutta e verdura che veniva consumata nei tre pasti principali nell’arco della giornata e insieme al pane che, prodotto in numerose varietà che si differenziavano per l’aggiunta di uno o più componenti, costituiva l’alimento base della popolazione. Gli etruschi sono uno dei primi popoli che coltivarono i fiorenti campi della pianura padana e della toscana usando il metodo definito a “maggese” permettendo cioè alla terra periodi di coltivazione seguiti da periodi di riposo dando modo al suolo di arricchirsi di sali minerali e componenti organiche che permettevano alle coltivazioni successiva una crescita rigogliosa. Gli etruschi si specializzarono anche nel trattamento del latte. Nelle rappresentazioni rinvenute in numerosi ritrovamenti è confermata la produzione di un formaggio consumato anche oggi a lavorazione a pasta cotta: il pecorino di latte di pecora di Luni. Questo, come altri tipi di formaggio, era destinato a tutta la popolazione e venivano consumati con miele, frutta fresca e secca o utilizzati per la preparazione di salse destinate a condire la carne. Sempre al popolo etrusco è destinato una nota di rilievo per la produzione di olio e vino: le nuove tratte commerciali introdussero nel territorio etrusco una grande quantità di frutta e verdura, ma anche una grande varietà di vino proveniente dalla Grecia e dall’attuale territorio della Tunisia; ben presto cominciarono ad avvalersi di una grande maestria nella viticoltura che permise la coltivazione di nuove specie di viti provenienti da lontano che, aggiunte a nuovi utensili per la raccolta e a nuove tecniche di fermentazione, permisero la prima suddivisione nella storia del vino: bianco, rosso, liscio, fruttato e dolce. Anche la produzione dell’olio presso il popolo etrusco è di importanza storica. Questo veniva coltivato, nelle proprietà dei signori, per l’utilizzo sia privato che pubblico per la commercializzazione unito ad altri alimenti di terra e di pesca. Ultimo tassello delle caratteristiche dell’alimentazione degli etruschi è rappresentato dal consumo del pesce. Attraverso le immagini rinvenute in moltissime tombe di Popolunia e Volterra è di primo impatto pensare che il consumo di questo alimento, soprattutto di tonno, venisse destinato a tutta la popolazione, ma ancora oggi ci sono dubbi. Sulle tavole dei signori non mancavano mai dolci composti da uova, latte, frutta e abbondante miele. Il consumo di dolce, come di tutti gli altri alimenti era così massiccio nelle case dei signori che, i romani, attraverso i testi di Catullo descrivono i signori come “etruscus obesus” (etruschi obesi).Anche se popolo di “obesi”, bisogna ricordare di osservare il passato con critica storica e ricordarsi che nell’antica cultura etrusca l’individuo “grasso” era colui che poteva permettersi di diventarlo, cioè era simbolo di una condizione economica e sociale superiore.