Studi recenti hanno confermato che la dieta mediterranea che oggi conosciamo ha assunto il percorso della “dieta italiana” nel periodo storico del Medioevo. Il Medioevo rappresenta per il progredire della società, come per l‟arte e per il cammino della dieta mediterranea un periodo abbastanza oscuro. I popoli che più hanno lasciato testimonianze di distruzione sono stai i Visigoti, gli Unni e gli Ostrogoti che portarono abitudini alimentari brutali e incivili. Questi popoli utilizzavano giganteschi spiedi per arrostire buoi, vitelli, maiali, agnelli e qualsiasi altro animale commestibile. Mangiavano con le mani o direttamente addentavano le carcasse fumanti. Consumavano tutto quello che potevano razziare compresi vini pregiati e raccolte di frumento. Dei ferocissimi Unni sappiamo che mangiavano solo ed esclusivamente carne cruda, frollata sotto le selle delle loro cavalcature. Gli abitanti non facevano in tempo a risanare i campi e garantirsi una certa quantità di provviste ortofruttifere e di allevamento che queste venivano razziate dal nuovo arrivato. L‟alimentazione era quindi forzatamente vegetariana e solo raramente veniva consumato pesce. La carne era un bene di altissimo lusso. Rarissimo è il consumo di vino e di olio e ancora più rara è la produzione del pane; infatti tutto il frumento che non veniva razziato veniva nascosto o consumato velocemente per la preparazione di zuppe con l‟aggiunta di verdure. Abbiamo una ripresa dell‟importanza della cucina solo con Carlo Magno e i suoi Franchi. Qui l’attività culinaria era vista come arte e assunse perciò un valore di raffinatezza. Le tavole cominciarono ad arricchirsi dei primi cucciai, di diverse forchette per le diverse pietanze e delle prime stoviglie. Venne ripreso l’utilizzo del vino e dell’olio di olive. Il contatto con gli Arabi aveva portato alla moda del pepe, della cannella e del garofano che andarono ad arricchire la già vastissima quantità di erbe aromatiche conosciute dai Franchi grazie alle testimonianze del periodo di egemonia dell‟impero romano. Mentre le poveri genti dovevano subire continue razzie di quel poco che potevano avere, i monaci potevano contare su una dieta ricca di pesce, formaggi, frutta, verdura, carne e dolci. Gli stessi monaci si dividevano i lavori e, se da una parte c‟erano gli amanuensi occupati alla stesura di copie di importanti opere, dall‟altra c‟erano anche monaci “moderni panettieri” che si dedicavano alla produzione di una grandissima quantità di pane al farro, di segale, d‟orzo, d‟avena, ma anche azzimo, all‟uovo, al burro e biscottato. Una novità del periodo.