L’essere umano non si da pace perchè, se per lungo tempo ha dovuto scoprire il modo per combattere la denutrizione, oggi vuole fare il contrario: riuscire a non mangiare!
Il motivo per il quale ancora oggi non si è riuscito in questo intento è proprio da scavare nelle nostre origini, avendo sempre avuto come priorità quella di cacciare per procurarci cibo e mai, invece, sperare di restarne privi, il che non ha chiaramente costretto il nostro organismo ad “organizzarsi” ed a sviluppare difese naturali contro l’appetito.
E’ più di un secolo che la ricerca tenta disperatamente di mettere a punto un antidoto contro l’obesità, disturbo sempre più diffuso in Europa ma soprattutto in America, dove l’enorme successo e l’eccessiva diffusione del cosiddetto “cibo-spazzatura” ha portato a cercare nuove modalità mediante cui riuscire a smaltire i chili di troppo.
L’introduzione negli anni di pasticche anti-fame ha portato all’ istituzione della “Food and Drug Administration”, un ente americano che ha l’obiettivo di tutelare il consumatore da farmaci che, a lungo andare, possono causare problemi alla salute e creare disturbi spesso molto più gravi del già presente sovrappeso.
E’ per questo motivo che, ad esempio, fu fermata la commercializzazione del Dinitrophenol negli anni 30, in quanto tossico e per questo causa di febbre alta in coloro che lo consumavano e delle anfetamine nel 1950, perchè capaci di fermare la fame ma, allo stesso tempo, portatrici di dipendenza e di malsani sbalzi di pressione.
Oggi Qnexa pare invece essere stata approvata dall’ ente e prossimamente in commercio, in quanto basata su una novità assoluta data dalla combinazione di due farmaci, il Phentermine ed il Topiramato, rispettivamente un’anfetamina ed un antiepilettico, il primo capace di sopprimere la fame, il secondo di “comandare” al cervello la sensazione di sazietà.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: ma se tutto dipende dalla nostra mente, non sarebbe più opportuno esigere da noi stessi un giusto tenore di vita ed un’ alimentazione corretta, evitando di imbottirci di farmaci che, pur avendo una dubbia utilità, restano comunque medicinali e per questo, in teoria, non somministrabili ad individui “sani”?
A buon intenditor, poche parole.