I requisiti di sicurezza degli alimenti, bene identificati dal regolamento 178 del 2002, individuano quali alimenti a rischio gli alimenti dannosi per la salute e quelli inadatti al consumo umano.
La valutazione dei rischi connessi con gli alimenti e la loro dannosità viene effettuata considerando numerosi fattori tra i quali anche gli effetti tossici cumulativi di un alimento. I rischi di origine chimica, che il WHO stima essere la causa dello 0.5% delle patologie di origine alimentare, dei quali si è fatto cenno in precedenza, rientrano in parte tra questi rischi con effetti cronici o cronico-degenerativi, cioè effetti a lungo termine.
La presenza di eventuali rischi di questo tipo potrà essere valutata dalla ricerca scientifica di base per l’autorizzazione d’uso delle singole sostanze, ma anche da altri studi scientifici che possono rilevare effetti del prodotto post-marketing, cioè effetti rilevati successivamente alla messa in commercio e, pertanto, rilevabili solo sul lungo periodo.
Un’altra importante disposizione introdotta dalla normativa europea è la rintracciabilità. Dal 1º gennaio2005 dovrà essere chiaro il percorso seguito da ogni alimento e dovranno essere riconoscibili anche le responsabilità specifiche. È facile prevedere che in un paese come il nostro, dove il settore alimentare è prevalentemente rappresentato da trasformatori, l’applicazione della rintracciabilità determinerà una situazione notevolmente complessa. Basta citare degli esempi per sottolineare la complessità della situazione: la colomba pasquale è mediamente costituita da 36 ingredienti e le lasagne pronte mediamente da 52 ingredienti!
Di fatto, però, esistono dei rischi reali per la sicurezza alimentare. Tali rischi sono principalmente attribuibili, almeno per quanto riguarda il nostro paese, ad una condizione di arretratezza culturale nella disciplina dell’igiene degli alimenti, che si manifesta con una resistenza al cambiamento, con la tendenza ad applicare il principio della deroga, anche quando non necessario.
È importante infine considerare anche che come consumatori negli ultimi 25-30 anni non abbiamo mai posto particolare attenzione su cosa e come consumare. Ci siamo accontentati di una grande offerta diversificata che ci ha dato l’illusione di poter scegliere sulla base di marchi ed etichette