Il Taurasi, il Greco di Tufo ed il Fiano di Avellino sono stati i primi tre vini del Sud a potersi fregiare della Docg. Accanto a loro ben diciotto vini Doc e nove ad Indicazione Geografica Tipica.
Il vino e la Campania. Un binomio solido e antico. Già ai tempi dei Romani, la fertilità di queste terre produceva alcune delle più “preziose” bevande, che finivano sulle tavole dei patrizi dell’urbe. Una propensione naturale del territorio che, nei secoli, si è trasformata in una ricchezza in continua crescita.
Tra Docg, Doc e Igt sono circa 30 i vini riconosciuti e certificati dall’Unione Europea. Tre i vitigni a denominazione di origine controllate e garantita, tutti situati in Irpinia. Si tratta del Greco di Tufo, del Fiano di Avellino e del Taurasi, unico rosso della triade che rappresenta l’esaltazione dell’invecchiamento in barrique dell’Aglianico.
Il Greco di Tufo è un bianco Docg la cui fama ha varcato da tempo i confini nazionali. Prodotto con le uve del vitigno Greco, il vino prende il nome dall’omonimo comune che rappresenta il cuore della zona di produzione. Vino secco, da gustare freddo (intorno agli 8 gradi), si sposa perfettamente con antipasti e piatti a base di pesce, ma anche con i rinomati dolci della cucina Campana.
A far compagnia al Greco di Tufo, tra i bianchi, in forte ascesa nelle preferenze internazionali, è il Fiano di Avellino, prodotto dall’omonimo vitigno nel circondario di Avellino. Anche questo è un vino antichissimo che, nel Medioevo, è stato particolarmente apprezzato da Federico II di Svevia, che volle avere nella sua vigna oltre 16.000 viti di Fiano. Sapore secco, si accompagna perfettamente con piatti dal gusto delicato e con i formaggi tipici della Campania, su tutti la mozzarella di bufala campana Dop.
A chiudere il terzetto di vini irpini Docg c’è il Taurasi, uno dei più apprezzati del Mezzogiorno d’Italia, ottenuto dall’invecchiamento dell’Aglianico, il principale vitigno da cui si ottiene. In questo caso le origini sono ancora più anteriori rispetto agli altri due vini: il toponimo aglianico deriverebbe, infatti, dal termine “ellenico”, a testimoniarne le origini greche. Asciutto, pieno, equilibrato con persistente retrogusto, il Taurasi deve invecchiare tre anni, di cui uno in botte.