Pitagora sostiene che il passo successivo alla morte sia la metempsicosi, quindi la trasmigrazione dell’anima da un corpo all’altro, per questo motivo nutrirsi di carne sarebbe un atto di cannibalismo.
Anche Socrate aderiva a questo regime alimentare che, soprattutto in quell’epoca, era da considerarsi a dir poco pionieristico. Secondo Socrate, la scelta vegetariana era principalmente di natura etica. Ma anche politica. Secondo il filosofo, la carne intossica l’anima e il corpo rendendo l’uomo violento e poco lucido.
Il danno maggiore conseguente al consumo di carne era riservato alla comunità della polis: per dare a tutti la possibilità di consumare carne, era, ed è, necessario intensificare gli allevamenti di bestiame sottraendo i campi all’agricoltura e creando un fertile sostrato per la proliferazione di guerre per il possesso dei territori.