Programmi televisivi, pubblicità, programmi radiofonici, libri, quotidiani, riviste, raccolte culinarie, servizi, risorse internet…ormai la dieta è diventata onnipresente nel mondo che ci circonda perché rappresenta un nuovo e facile metodo di guadagno nel commercio contemporaneo. Negli ultimi anni possiamo assistere a una rivoluzione dei contenuti dei programmi televisivi. Un successo così forte da generare la creazione di canali monotematici a carattere alimentare che trasmettono 24 ore al giorno per tutta la settimana. Accendendo la televisione nella fasce di orario 9-11 e soprattutto 11- 14 è possibile imbattersi con certezza in programmi interamente dedicati alla creazione di nuovi manicaretti lontani dalla nostra dieta mediterranea, mentre altri di carattere più informativo-medico dedicano ampi spazi all’interazione di alcuni cibi con le patologie sottolineando l’importanza della dieta mediterranea come prevenzione. Tutto questo successo è anche osservabile appena si passa dai programmi alla pubblicità. E’ stato osservato che ben il 42% delle pubblicità sulle reti RAI è di contenuto alimentare. Esattamente 3 ore e 30 minuti in cui veniva consigliato il consumo di acqua (25% delle pubblicità sulle bevande), ma anche di innumerevoli bevande gassate (15% delle pubblicità sulle bevande) e soprattutto di superalcolici (60% delle pubblicità sulle bevande) , di verdure o di ortaggi (5%), ma di più di dolci (ben il 33%) e di condimenti (4%). La scelta del prodotto alimentare da pubblicizzare cambia in relazione alle diverse fasce di target a cui è rivolta; per esempio la sponsorizzazione delle merendine è concentrata nelle ore pomeridiane nei programmi destinati ai bambini tanto quanto quelle che pubblicizzano nuovi giochi. Altro importante pericolo sono le diete che vengono pubblicizzate da soggetti inesperti nel mondo dell’editoria non scientifica di grande diffusione. Negli ultimi 10 anni si contano circa 30 nuovi giornali di uscita settimanale o mensile che promettono perdita di peso con diete dalla caratteristiche strane e in alcuni casi anche molto pericolose per l’organismo. Dalla dieta del minestrone a quella del gelato. Dalla dieta del limone fino a quella dell’ananas passando dalla dieta di Cleopatria che impone solo siero di latte per 3 giorni.
Il mondo dell’editoria ha scoperto il grande interesse dell’alimentazione e tutti i quotidiani o settimanali di grande notorietà hanno deciso di aggiungere un’area dedicata interamente all’alimentazione in cui settimana dopo settimana vengono rivelati i nuovi dati delle ricerche sugli alimenti e la sempre più importante aderenza a quella che è una dieta come quella mediterranea. Articoli redatti da personale inesperto si trovano sempre più spesso in profondo disaccordo con articoli redatti da nutrizionisti, dietisti o dietologi anche in quelle che sono le nuove frontiere dell’informazione di massa come internet, la rete delle reti. Nuovi siti, nuove risorse, nuovi servizi di dieta on line poco controllabili sono visitati giornalmente da decine e decine di centinaia di persone che si affidano ai consigli di forum, email e articoli per migliore quelle che sono le loro caratteristiche alimentari e i loro problemi. Molti di questi siti offrono servizi solo a pagamento con un giro di affari che solo nel 2005 si è aggirato a 50 milioni di euro con una successiva crescita del 3% dei primi due mesi del 2006 (fonte istat)Questa realtà, in cui informazioni vere sono messo alla pari con metodi sicuri per fare soldi, mettono in pericolo quelle che sono le tradizioni della dieta mediterranea che non trova un giusto spazio, e in alcuni casi nessuno, in quelli che sono gli strumenti di comunicazione di massa. Il ministero della salute ha in questi anni pianificato numerose iniziative per aumentare la conoscenza della dieta mediterranea, del consumo di frutta e verdura e dell’attività fisica in quelli che sono gli strumenti di massa, ma le risorse economiche messe in campo saranno sempre insufficienti in relazione alla mole di industrie e servizi che vedono nella martellante pubblicità del loro prodotto l’unico modo per permettere un aumento delle vendite anche in relazione ad un prodotto alimentare “non sano”.