Il primo rapporto sul turismo enogastronomico italiano, presentato martedì 23 gennaio e coordinato dall’Università degli studi di Bergamo e dalla World Food Travel Association, con il patrocinio di Touring Club, Ismea, Qualivita, Federculture e la collaborazione di Seminario Veronelli e The Fork-TripAdvisor, traccia un quadro del settore e delinea le tendenze di un segmento in forte crescita.
Appare evidente che oggi la gastromania condiziona la scelta dei viaggi. L’atteggiamento degli italiani si avvicina a quello di molti stranieri, ovvero muoversi anche per cercare esperienze legate al cibo e al vino.
La Toscana appare come la regione più “ambita” ma è forte anche l’interesse per il Sud, Sicilia e Puglia. A seguire l’Emilia Romagna (9%), la Campania (8%), il Lazio (5%).
Molte regioni, nonostante siano ricche di eccellenze non hanno ancora la giusta visibilità, non vengono percepite come mete rilevanti per il turismo enogastronomico . E’ il caso di Lombardia, Piemonte e Veneto.
Chi sono e cosa cercano i viaggiatori “food lover”?
I turisti che viaggiano verso mete enogastronomiche hanno un profilo culturale medio-alto, sono alla ricerca di un’opportunità di conoscenza e contatto con la cultura locale e hanno buona capacità e propensione alla spesa. Si affidano spesso al web per l’organizzazione dei viaggi, anche per raccogliere informazioni e preferiscono percorsi “misti”.
In base ai dati emersi dallo studio, il 73 % preferisce mangiare piatti tipici in un ristorante locale, il 70% visitare un mercato con prodotti del territorio, il 59% si rivolge allo street food. Inoltre, il 52% presta attenzione ai prodotti agroalimentari e vinicoli di qualità, il 40% al comparto biologico, il 42% basa le proprie scelte sulla presenza di strutture ecosostenibili. Interesse crescente anche per il settore beverage, con viaggi dedicati a cantine e vini ma anche birre artigianali e microbirrifici.