I disturbi alimentari sono un fenomeno sempre più dilagante nella società attuale. Per capire il motivo di tale diffusione è bene sviluppare alcune riflessioni. Per iniziare, si può pensare al fatto che ogni individuo stringe con il cibo un rapporto unico, fortemente influenzato da fattori psicologici, culturali e relazionali, oltre che biologici. L’alimentazione, in questo modo, riveste molteplici significati, molto spesso lontani dall’originario scopo nutrizionale. L’atto del cibarsi è pieno di significati simbolici e trova espressione nel sistema socio-culturale di appartenenza. È proprio perché l’alimentazione è strettamente legata alla società e alla sua cultura che è possibile constatare come le anomalie del comportamento alimentare abbiano caratterizzato l’essere umano fin dai tempi antichi. Ad esempio, sono stati ritrovati chiari esempi di comportamenti anoressici nel primo millennio d.C. e fenomeni di bulimia nervosa nella letteratura ebraica.
Negli ultimi anni, oltre al legame con la dimensione sociale, i disturbi alimentari sono stati collegati anche alla sfera emotiva. Una bassa autostima ed il sopraggiungere di emozioni negative, spingerebbero i mangiatori compulsivi ad assumere comportamenti alimentari sbagliati.
Ad oggi, i Media si dimostrano sempre più i vettori maggiormente in grado di influenzare le rappresentazioni corporee dell’individuo, specialmente degli adolescenti. In questa parte di popolazione, la distorsione della propria immagine corporea sembrerebbe essere il fattore scatenante per lo sviluppo di comportamenti dietetici altamente restrittivi e molto spesso inutili.
A prescindere dai motivi scatenanti, i disturbi alimentari costituiscono un problema di portata mondiale. In Italia, ad esempio, i dati relativi all’obesità infantile, risalenti ad un’indagine Istat del 2002, dimostrano che la percentuale di bambini tra i 6 ed i 17 anni in sovrappeso ha raggiunto nel 2000 la quota del 20%, mentre l’obesità del 4%, con quote di rilievo per il genere maschile.